Come capire che lavoro fare quando hai poche idee ben confuse non è cosa semplice. Rischi di prendere la scelta sbagliata e pentirtene amaramente.
Se stai googlando in questo momento alla ricerca di risposte sul come capire che lavoro fare (sottinteso: per essere felice) significa che sei già avanti parecchie miglia sulla media. Vuol dire che una vocina dentro di te ti sta ricordando che un lavoro non vale l’altro, che una vita passata a fare il lavoro sbagliato è una vita sprecata. Perciò continua a leggere che ti racconto tutti gli errori che ho già fatto io anche per te, così te li eviti.
Se invece stai googlando come capire che lavoro fare (sottinteso per guadagnare tanto) allora potresti ritrovarti con brutte sorprese. Tipo quelle che sono capitate a me quando ho seguito il consiglio spassionato di mio padre a questo riguardo. Perciò, anche in questo caso, continua a leggere che ti evito altri tipi di errori 😅.
Come capire che lavoro fare: perché un test non basta
Quando avevo 17 anni partecipai ad un meraviglioso fine settimana in Valle D’Aosta, circondata da altre centinaia di 18enni o giù di lì. L’obiettivo del percorso era farci capire quale fosse il lavoro ideale per il nostro futuro.
Non mi ricordo esattamente nei dettagli come si fosse svolta la faccenda. So che ci fecero fare qualche test di personalità, ci raccontarono delle cose sul mondo del lavoro e ci fecero fare delle attività di gruppo.
Ricordo invece distintamente due cose.
1. gli occhi color cioccolato di quel fantastico ragazzo per cui mi presi una sbandata (mi sa che questo non c’entra molto perciò passiamo dritti al prossimo).
2. il risultato del test per il lavoro ideale. Diceva che ero molto portata per l’ambito psicologico, sociale.
Il che non mi tornava molto perché mi pareva che la mia grande passione fosse il pianoforte, l’arte, la recitazione, la musica. Tornai a casa, ne parlai con i miei e mio padre commentò
“Ma va là, psicologia, musica o altre ca@@ate… Sei brava in matematica, vai a fare una facoltà scientifica, così almeno trovi un lavoro sicuro, ad una certa età bisogna diventare più quadrati e meno sognatori”.
Fu così che mi iscrissi ad Ingegneria… più quadrati di così si muore. (E in effetti, già solo dopo qualche mese non ero clinicamente morta ma quasi. Però questa è un’altra storia).
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Non posso sapere come sarebbe stata la mia vita se avessi seguito una strada diversa, ma da allora mi è rimasta la curiosità di sapere se effettivamente un test per il lavoro ideale o un test di professionalità possa realmente aiutarti nel come capire che lavoro fare.
Voglio dire. Sei un ragazzo alle soglie dell’università o – sempre più frequente – sei una persona matura in piena crisi di insoddisfazione per il tuo lavoro. Hai delle idee su quello che ti piace ma come capire che lavoro fare è tutto un altro sport, giusto?
Mica puoi sapere tutte le mille opzioni che possono esistere nel mondo… E allora sembra decisamente più semplice sperare che un buon test per il lavoro ideale ti possa aiutare a capire qual è il lavoro giusto per te.
Niente preoccupazioni, niente ansie, compili un bel test a risposta multipla, attendi pazientemente il calcolo del risultato et.. voilà, il responso è servito.
A parte il fatto che avere un responso non significa avere anche un lavoro (il che in effetti NON è un problema da poco).
A parte il fatto che sapere da un test che il tuo lavoro ideale è nell’ambito “Management” vuol dire tutto e vuol dire niente.
Ma c’è una cosa che mi ha fatto di nuovo riflettere sulla faccenda della validità dei test per il lavoro ideale.
Guarda qua sotto. Ho compilato il test di Job Unicusano, tra l’altro molto carino. Noti niente di strano?
Già… Facendo il test 20 anni dopo, risulta che la professione più indicata per me sarebbe l’INGEGNERE!!!!
Ora, se appena sai un minimo della mia storia, saprai che ho passato gli ultimi quasi 20 anni a pensare a me come ad un ingegnere-ma-volevo-fare-altro. Che un test, oggi, mi dica che il lavoro perfetto per me è l’ingegnere, è proprio il colmo dei colmi.
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C’è poi una seconda cosa “strana” da notare. Il responso dice “il lavoro che dovresti fare tra quelli più ricercati è…”
Il che implica che ci siano solo 12 macro “lavori” dentro cui ha senso che tu cerchi di muoverti, altrimenti resti a casa.
Come a dire: non è cambiata neanche una virgola nel modo di pensare istituzionale rispetto a quello che faceva dire a mio padre “studia per fare un lavoro sicuro”.
La mia social-amica Stefania Giachino ha scritto giusto oggi a questo riguardo un post che non posso che condividere.
[UN LAVORO SICURO]
Hai voglia a spiegare a mia madre, perfetta rappresentante della generazione Boomers che il lavoro sicuro non esiste più.😤
Ogni volta che nella mia carriera professionale mi sono accinta a cambiare lavoro la prima cosa che mi ha chiesto e’ stata ‘Si ma è un lavoro sicuro?’.😒
E io ogni volta ho cercato di spiegarle che il lavoro sicuro per come lo intende lei, dove entravi in in azienda a 20 anni e ci rimanevi fin alla pensione, non esiste più.😐
Cerco sempre ma invano, di farle capire che l’unica cosa sicura che possiamo fare è investire su noi stessi continuando a rimanere aggiornati e al passo con i tempi.
La sicurezza del posto di lavoro è una chimera oggi sempre di più. Se una volta lavoravi con la speranza di fare carriera, oggi lo fai sperando almeno di non perdere il posto o, quantomeno, di non venire demansionato. Se una volta con una laurea in ingegneria eri tranquillo di entrare rapidamente come minimo in progettazione, oggi sei contento se non finisci ad avvitare bulloni in produzione.
Pensare di progettare la propria carriera in funzione di previsioni su quale sia un lavoro più o meno richiesto è un doppio autogoal. Non solo non ti metterà al sicuro in ogni caso ma in più dovrai fare i conti con un lavoro insoddisfacente e tutte le nefaste conseguenze che ne derivano.
Bilancio di competenze e scelta di che lavoro fare
Uno strumento sicuramente più completo e utile per aiutare a capire che lavoro fare è il bilancio delle competenze, uno degli strumenti più tradizionali usato per l’orientamento al lavoro cioè quella fase del processo di ricerca lavoro che sta normalmente all’inizio e il cui scopo è aiutarti a definire il tuo obiettivo di carriera. Uno strumento utile se stai valutando di cambiare lavoro, soprattutto se non hai le idee chiare di che lavoro fare.
Però se hai una buona capacità di autoindagine, se conosci già bene i tuoi punti di forza e di debolezza e in questo momento sei solo in difficoltà perché ti sembra di non riuscire a trovare lavoro o non trovare il lavoro che vorresti, molto probabilmente hai più bisogno di approfondire gli strumenti di ricerca attiva ed efficace del lavoro.
Per la mia esperienza la maggior parte delle persone in difficoltà con il proprio lavoro lo sono perché non riescono a comunicare il loro valore.
Il bilancio di competenze è necessario a chi non ha ben chiaro il proprio valore.
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A differenza di quanto potresti credere però, il vero problema che ti impedisce di capire che lavoro fare è una falsa convinzione limitante che abbiamo purtroppo ereditato dalla società e dal sistema educativo in cui siamo cresciuti.
Il nostro sistema scolastico è stato concepito per l’economia industriale e deriva dal Taylorismo, che di base consiste nella scienza dell’efficienza gestionale. Le persone sono state formate per l’economia dalla Rivoluzione industriale in avanti, dove l’esigenza era quella di avere uomini altamente controllabili, specializzati in un solo compito molto verticale così da poterli sostituire agevolmente.
Da lì ecco nascere i “silos” formativi verticali a cui tutt’ora siamo abituati: l’ingegnere, l’avvocato, il geometra, l’architetto e via dicendo.
Tutt’al più all’interno di una professione si possono poi distinguere alcuni rami (ingegneria edile, elettronica, gestionale…) ma di fatto le conoscenze sono sempre previste in modo verticale.
L’assunto comune è che, se non rientri spontaneamente in uno di questi silos verticali è perché in qualche modo sei sbagliato: hai un problema che non ti ha permesso ancora di capire quali sono le tue vere attitudini professionali.
E se invece la faccenda stesse in modo completamente diverso? Se le tue vere attitudini professionali fossero un mix di tutte le tue tante competenze ed esperienze?
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Il che ci porta ad un altro tema importante: può darsi che tu non riesca a capire che lavoro fare perché in realtà tu sei un multipotenziale.
Ci fanno la domanda per la prima volta: “Cosa vuoi fare da grande?” quando abbiamo circa cinque anni. E la verità è che a nessuno importa davvero quello che dici a quell’età ma già ti stano instillando il seme dell’idea che ci sarà UNA cosa che vorrai fare da grande e, più tempo aspetti, peggio sarà per te.
Il problema di questa domanda è che chiede ai bambini di pensare al proprio futuro sulla base di quello che sanno (poco) ma non li ispira a a sognare tutto ciò che potrebbero essere. In realtà, fa esattamente l’opposto, perché quando qualcuno ti chiede che lavoro vuoi fare, se provi a dargli anche solo tre risposte diverse, ti diranno: “Oh, che carino, ma non puoi essere ingegnere, scrittice e pianista. Devi scegliere.” (ogni riferimento personale NON è puramente casuale).
Il sotto-testo alla domanda che lavoro fare insomma nasconde qualcos’altro che si può tradurre così: in questa vita è ovvio che tu possa avere una sola identità, qual è la tua?
Ma la faccenda nel tuo caso potrebbe essere diversa. Potresti infatti essere un multipotenziale ovvero una persona che ha “la capacità di selezionare e sviluppare più carriere (career options) a causa di un’ampia varietà di interessi, attitudini, talenti e abilità”.
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Il modo più efficace per capire che lavoro fare (davvero)
Spero che, alla luce di tutto questo, tu abbia compreso quanto può essere multiforme e sfaccettato il nostro mondo interiore. E che, per quanto buono possa essere un test di personalità o un test per il lavoro ideale, il rischio è di fare una potatura eccessiva e inefficace dei tuoi talenti, propensioni e professionalità.
Alla fine – dopo parecchi anni di errori e sofferenza – ho imparato che il come capire che lavoro fare non è una domanda giusta: non puoi capire che lavoro fare, non in teoria nè a tavolino.
L’unico modo per capire che lavoro fare è mettere le mani in pasta. Procedere per prove ed errori, facendo domande strategiche a persone strategiche, indagando il mercato del lavoro, aprendo la tua mente per vedere opportunità professionali che non conosci.
Per fare tutto questo hai bisogno di strumenti, informazioni e strategia. Ma anche di supporto e confronto per evitare di rimbalzare solo nella tua testa tra mille dubbi e confusione.
Per questo motivo, insieme a due colleghe brillanti (la Career Coach Francesca Scelsi e la Job Developer Alessandra Dell’Aglio) abbiamo messo a punto il primo percorso ALL in ONE che ti permette di avere allo stesso tempo: consulenza di carriera, strumenti all’avanguardia per la ricerca efficace di lavoro, esercizi quotidiani per trovare le risposte che cerchi riguardo al tuo futuro, dei coach esperti a cui chiedere consiglio e molto molto altro ancora.