Non mi piace il mio lavoro.
Ogni mattina la stessa frase.
Un pensiero sordo, martellante, che ti prende prima ancora che suoni la sveglia.
Non mi piace il mio lavoro.
Non mi piace il mio lavoro.
O forse sarebbe più corretto dire: il mio lavoro non mi piace più come una volta.
Non so nemmeno se sia il lavoro ad essere cambiato, o se sia cambiato io.
…
Lo ripeti dentro di te mentre ti prepari, mentre ti vesti, mentre affronti un’altra giornata identica alla precedente.
E più lo ripeti, più ti sembra normale sopportare.
Ma non è normale.
Non è normale svegliarsi e sentire che la propria vita scivola via.
Fare un lavoro che non ti piace è una delle trappole più subdole in cui puoi cadere: ti toglie lucidità, ti spegne i desideri, ti fa dimenticare chi sei.
La verità scomoda?
Restare in un lavoro che ti svuota ti insegna a smettere di credere nei tuoi sogni.
Piano piano smetti di cercare alternative.
Piano piano impari a sopravvivere invece che vivere.
Fino a convincerti che “questo è ciò che passa il convento”.
Fino a quando il cambiamento non ti sembrerà più possibile.
Ma tu non sei nato per sopportare.
Se hai ancora una scintilla dentro, anche piccola, è da lì che dobbiamo ripartire.
Indice articolo
Cosa comporta davvero fare un lavoro che non ti piace
Non è solo una questione di noia.
È come vivere ogni giorno con una bomba silenziosa nel taschino, pronta a logorarti dall’interno.
Fare un lavoro che non ami mina la tua salute in modi che spesso nemmeno percepisci subito:
- Stress e ansia che diventano il tuo sottofondo quotidiano
- Insonnia e stanchezza che nemmeno dieci caffè riescono a cancellare
- Perdita di motivazione: ogni giorno ti sembra uguale, ogni obiettivo privo di senso
- Crollo delle performance: anche se ti sforzi, il cuore non c’è più
- Relazioni che si sgretolano: ti irriti facilmente, ti chiudi, ti trascini
Se la sera ti senti come un dispositivo scarico, incapace di ricaricarsi davvero, è il segnale: stai pagando un prezzo altissimo.
E la cosa peggiore? Più lasci correre, più ti abitui a chiamarlo “vita normale”.

Continuare a fare un lavoro che non ti piace è un danno per la tua vita, le tue relazioni e anche il tuo futuro professionale.
Quando le cose vanno male, accontentarsi e stare fermi può sembrare una soluzione ma in realtà è un modo quasi sicuro per essere scalzato dagli eventi molto presto. Con la velocità con cui il mondo va avanti, rimanere in un lavoro insoddisfacente, senza trovare il modo per essere felice del tuo lavoro, significa che non avrai l’energia, la motivazione, la forza per essere proattivo.
Se non sei proattivo, se ti limiti a tirare la carretta, le probabilità che tu venga scrollato via dall’ambiente in cui sei sono sempre più alte.
Non è pessimismo ma realismo.
Le aziende chiude, l’economia è in enorme contrazione. Lo sai meglio di me: licenziamenti e chiusure sono all’ordine del giorno.
Le aziende stesse sono in grande difficoltà: troppe cose nuove, troppi imprevisti, troppa innovazione che dovrebbero produrre ma non sono in grado di produrre.
In queste condizioni la cosa più semplice è quella di licenziare, ridurre, restringere. E puoi stare certo che, se il tuo lavoro non viene percepito come un lavoro INDISPENSABILE ovvero necessario alla sopravvivenza dell’azienda per il valore che le porta, prima o poi la mannaia del taglio del personale finirà su di te.
Lo so, è una prospettiva implacabile e molto poco rasserenante. Ma il primo fondamentale modo per affrontare la realtà è guardarla negli occhi, in tutta la sua spiazzante durezza.
Quante persone fanno un lavoro che non piace?
Se pensi di essere l’unico a sentirti fuori posto, sappi che sei in compagnia di una folla silenziosa.
Circa il 58% degli italiani dichiara di essere insoddisfatto del proprio lavoro (Fonte: Rapporto Censis 2023).
Più di una persona su due si sveglia ogni giorno per andare in un posto che non sente suo, portando avanti compiti che non lo rappresentano.
Un esercito di vite vissute a metà.
Quanti italiani sono felici del proprio lavoro?
E gli altri? Solo il 42% degli italiani afferma di essere felice di ciò che fa.
Una minoranza rumorosa, fatta di chi ha avuto il coraggio di cercare, sbagliare, riprovare, fino a trovare il proprio spazio.
Questi numeri raccontano una verità semplice e potente: scegliere un lavoro che ti piace non è un lusso. È una necessità per vivere pienamente.
È giusto fare un lavoro che non ti piace?
Una delle domande più diffuse — e più traditrici — è proprio questa:
“È giusto restare in un lavoro che non mi piace, magari perché ben pagato?”
La verità?
Non esiste una risposta bianca o nera.
In alcuni momenti della vita, accettare un compromesso può essere una scelta strategica.
Ma se quel compromesso diventa uno stile di vita, il prezzo che paghi rischia di essere devastante.
Perché sì, lo stipendio ti paga le bollette, ma la tua salute mentale e il tuo senso di realizzazione sono ciò che ti tiene vivo.
E poi, chi ti dice che se rimani a farti maltrattare, se resti insoddisfatto del tuo lavoro, se continui a lavorare anche se ti mal-pagano o non ti pagano per mesi, alla fine non rimarrai comunque senza lavoro? Magari con strascichi dolorosi di azioni legali che ti lasciano ancor più l’amaro in bocca?
C’è di più. Con la pensione che diventa sempre più un miraggio da una parte e il fatto che per lavorare oggi è sempre più necessario continuare a formarsi per aumentare il proprio valore e rimanere competitivi, se resti dentro un lavoro che non ti piace hai il danno oltre la beffa: non avrai mai la forza e la determinazione di studiare e aggiornarti, quindi presto sarai scalzato da qualcuno di più giovane e meno costoso di te. E se proprio dovessi avere la “fortuna” che questo non succeda, sarai condannato comunque ad un’agonia sempre più lunga, perché la probabilità di avere la pensione diventa sempre più lontana.
Fermati un attimo e chiediti:
- Questo lavoro mi sta portando dove voglio davvero andare?
- Sto barattando la mia pace mentale per un bonifico mensile?
- Là fuori esistono strade più allineate ai miei valori, ai miei sogni, alla mia vera natura?
Ricorda:
Lavorare per vivere ha senso.
Vivere per lavorare in qualcosa che ti spegne, no.
😭 Ho accettato un lavoro che non mi piace: e adesso?
Accettare un lavoro che non ti piace non è una condanna eterna.
Non sei bloccato.
Non sei senza speranze.
Se ti senti intrappolato, questo potrebbe essere proprio il momento perfetto per riprendere in mano il timone della tua storia.
Anzi, paradossalmente, essere insoddisfatto può diventare il motore più potente che hai:
Quando la vita ti spinge al limite, ti costringe finalmente a scegliere.
Ecco come puoi cominciare oggi, senza dover mollare tutto di colpo:
Strategie ninja per riscrivere il tuo futuro:
- 🎯 Crea un piano B mentre sei ancora nel piano A
Non gettare tutto all’aria. Costruisci la tua uscita con intelligenza: piccole azioni quotidiane, un passo alla volta. - 📚 Impara nuove skill mentre nessuno guarda
Studia, esercitati, esplora nuove strade nel tempo libero. Nessuno deve autorizzarti a diventare chi sei destinato a essere. - 🔥 Sfrutta ogni occasione per capire cosa ti accende
Ogni progetto, ogni compito, ogni incontro può essere un indizio. Diventa un detective dei tuoi entusiasmi. - 🤝 Trova alleati che ti aiutino a cambiare
Nessuno ce la fa da solo. Circondati di persone che credono nel cambiamento, che ti ispirano, che ti sostengono anche quando dubiti di te stesso. - 🧠 Cambia mentalità: non sei bloccato, stai solo caricando
Se oggi ti sembra di non muoverti, immagina di essere come una molla che si sta caricando al massimo. Quando scatterai, nessuno potrà fermarti.
Come passare da non mi piace il mio lavoro a fare un lavoro che piace
Lo so, sembra quasi un miraggio ma ti assicuro che non lo è. Non solo è possibile passare da una condizione in cui non ti piace il tuo lavoro ad una in cui ami il tuo lavoro e ne trai un’enorme soddisfazione.
Per prima cosa infatti è necessario che tu cerchi di fare chiarezza, arrivando a capire qual è il vero motivo per cui non ti piace il tuo lavoro. Quando sei preso nella morsa delle cose da fare ogni giorno, fra mille impegni, stress da lavoro e fuori dal lavoro, sempre di corsa e con mille ansie per il futuro, è molto difficile capire che cosa realmente sia il problema che genera la tua insoddisfazione sul lavoro.
Per come è fatta la mente umana, già sovraffaticata da milioni di stimoli ogni giorno, di fronte alle situazioni è molto comune fare di tutte le erbe un fascio. Un piccolo disagio nato con un collega, si carica con il tempo e gli atteggiamenti inconsapevoli fino al punto da diventare una valanga che travolge tutto ciò che incontra. Il piccolo disagio trasformato in fastidio acuto, soprattutto se prolungato nel tempo, può trasformare un problema di relazione nella sensazione che “non mi piace il mio lavoro”.
Altre volte può essere che, a seguito di un qualche cambiamento aziendale, tu non ti ritrovi più allineato ai valori o alla visione dell’azienda. Ma non sei consapevole dei tuoi valori e/o dei valori dell’azienda e quindi non ti rendi conto che il problema non ha in realtà proprio nulla a che fare con il fatto che ti piace o non ti piace il tuo lavoro. Il problema riguarda quello specifico posto di lavoro, in quello specifico contesto, rispetto a quello specifico conflitto che si è venuto a creare. Ma, più spesso di quanto tu creda, un conflitto di valori può essere appianato e riportare la pace nella tua vita lavorativa anche senza che tu debba fare chissà quali rivoluzioni.
Altre volte potresti avere la sensazione che le tue esigenze di crescita professionale sembrano andare contro la politica aziendale. Anche in questo caso però più spesso che mai, ci sono margini di trattativa e di crescita inesplorati dovuti al fatto che non sai in che modo proporre la tua esigenza di avanzamento a parte che con una richiesta di aumento.
Un’azienda può, soprattutto in questi tempi, essere molto restia a concederti un aumento di stipendio. Ma se avanzassi un progetto ben strutturato per migliorare concretamente i risultati dell’azienda e ti assumessi la responsabilità di seguire questo sviluppo in prima persona, senza nulla pretendere in cambio fino al raggiungimento del risultato, sei sicuro che troveresti la porta altrettanto chiusa?
Purtroppo, per come siamo stati cresciuti, figli del vecchio mondo in cui Mamma Fiat si prendeva cura dei suoi figli (mamma Fiat, mamma Ferrero, mamma Olivetti e via dicendo tutte le grandi istituzioni del dopo guerra in avanti), la maggior parte di noi continua ad aspettarsi che l’azienda sia capace di prendersi cura delle nostre esigenze.
In realtà però, proprio come i genitori di oggi, le aziende di oggi non hanno più le risposte su tutto come un tempo.
Così come i genitori di oggi sono completamente spiazzati di fronte alla tecnologia, e al modo con cui i loro figli interagiscono con la tecnologia, o con lo stravolgimento delle istituzioni e delle certezze di una volta, altrettanto succede alle aziende.
In mancanza così assoluta di ogni tipo di certezza, le aziende sono alla ricerca di chi le aiuti ad affrontare e cavalcare le turbolenze. Non hanno tempo e risorse per farsi carico né dei tuoi debiti, né della tua infelicità.
Quindi prenditi del tempo per chiarirti bene le idee e distinguere i vari fattori per capire qual è la vera causa del tuo malessere e del fatto che il lavoro non ti piace. Chiarirti le idee è il primo fondamentale passo per definire un piano d’azione adeguato.
Fare un lavoro che piace: il segreto di Okinawa per chiarirti le idee
Okinawa è un piccolo arcipelago al sud del Giappone, è una specie di Paradiso in terra. Fa parte delle famose “Zone Blu” del pianeta dove la popolazione manifesta una longevità superiore alla media. Gli abitanti di queste isole, oltre a vivere molto a lungo, vivono anche molto bene, seguono un’alimentazione salutare ed hanno un buonissimo approccio all’attività fisica dalla gioventù fino agli ultimi giorni di vita.
Il loro segreto? Eccolo riassunto in 10 passi:
- Rimanere attivi, continuando a fare ciò che ci piace anche dopo la pensione
- Uno stile di vita semplice per abbandonare gli stress
- Mangiare senza mai arrivare alla totale sazietà, ma fermarsi un poco prima
- Circondarsi sempre di buoni amici
- Rimanere in forma e allenarsi ogni giorno
- Essere aperti e interessati alle persone che ci circondano
- Connettersi con la natura
- Ringraziare per ciò che rende bella la vita e che ci fa sentire vivi
- Godersi sempre il momento.
- Seguire sempre il proprio ikigai.
Del fatto che una vita senza stress, connessa alla natura, con abitudini alimentari e fisiche corrette si sapeva da tempo. La vera differenza per la popolazione di Okinawa si risolve nell’ultimo punto: ikigai, letteralmente, «una ragione d’essere». La parola deriva da ikiru “vita” e kai “significato”. Profondamente radicata nella millenaria cultura giapponese, questa filosofia mira alla scoperta di sé e delle proprie qualità e la loro realizzazione nel mondo, così da compiere il proprio Destino.
L’IKIGAI è una specie di meravigliosa terra di mezzo che sta fra:

- Le cose che ci piace fare (passione)
- Le cose si sanno fare bene (vocazione)
- Le cose per cui siamo pagati (professione)
- Le cose che noi possiamo fare per risultare utili al prossimo (missione)
L’anello di congiunzione di ognuno di questi elementi è, appunto, l’Ikigai, la nostra strada.
Quanti di noi si chiedono ogni giorno: “Perché mi alzo al mattino e perché la mia vita vale la pena di essere vissuta?”. Ecco, questo concetto giapponese chiamato ikigai, che si traduce come “joie de vivre”, è uno dei 6 fattori che spiegano l’eccezionale longevità degli abitanti dell’arcipelago di Okinawa, situato nel sud ovest del Giappone. Secondo Christie Vanbremeersch, autrice del libro Find her ikigai, ogni persona ha la propria missione di vita, basta trovarla.
Per trovare il tuo ikigai, devi tornare alla base di tutto: tu, te stesso. E devi chiederti: “Dove sono?”, “Cosa voglio?”, “Come posso fare del bene servendo gli altri e anche me stesso?”, “A che cosa dico di sì, a cosa dico di no? “.
“Nell’assenza momentanea o duratura della passione dobbiamo seguire il filo conduttore di ciò che ci rende curiosi”
Christie Vanbremeersch, autrice del libro “Trouver son ikigaï : Vivre de ce qui nous passionne”.
Come trovare il lavoro che ti piace, fa per te e ti realizza
Per quanto io ami il concetto di IKIGAI, per esperienza devo dirti che da solo non ti aiuterà a trovare il lavoro che ti piace davvero.
Puoi avere un IKIGAI ma senza un Sistema preciso, esatto, strutturato da applicare alle tue scelte lavorative, senza una guida che ti porti ad aumentare la tua “Intelligenza Lavorativa”, non riuscirai ad andare lontano.
Per questo i corsi di motivazione da soli NON ti servono a trovare la tua piena realizzazione lavorativa. Al massimo ti danno una botta di “sprint” con cui magari ti butti in qualche – folle e pericolosa – impresa fuori dalla tua portata, solo perchè ti hanno detto che dovevi “buttare il cuore oltre l’ostacolo”.
Per questo, del resto, i sistemi tradizionali per l’Orientamento Professionale, sono così poco efficaci: sono il frutto di quel mondo industriale che oggi è morto e mezzo sepolto.
Per questo ho dedicato gli ultimi dieci anni della mia vita a capire quali fossero le regole ESATTE del nuovo mondo del Knowledge Work.
E sempre per questo devi cambiare una serie di paradigmi e modi di pensare, se vuoi smettere di essere pezzo intercambiabile di un mercato che vuole solo spremerti il più possibile.
La prima cosa che devi fare, concretamente parlando, è dedicarti ad ampliare scientificamente il numero dei possibili lavori a cui potresti dedicarti.
Stando alle statistiche ISTAT ci sono circa 200 professioni mediamente conosciute dalle persone. Peccato però che queste 200 siano solo una piccolissima percentuale delle ben 6000 che ci sarebbero in giro (censimento non aggiornato e sicuramente sottostimato, considerata l’evoluzione tecnologica e tutte le professioni collegate alla nascente industria 4.0).
Il momento in cui ti fermi, ti metti a tavolino e cominci a scomporre tutta la tua professionalità, elencando nel minimo dettaglio le cose che sai fare, le conoscenze e le abilità che hai, oltre a quelle che potresti conquistare facilmente perché sei già un buon dilettante, stai gettando le basi della tua strategia di conquista del mercato del lavoro.
Arrivato a questo punto potresti sentirti tanto motivato quanto spaventato: quali passi fare esattamente e da dove cominciare potrebbe non risultarti così chiaro.
Ed è proprio qui che entra in gioco Azione IKIGAI: non un corso motivazionale, non l’ennesimo schema teorico da appendere al frigo, ma un vero e proprio sistema pratico, collaudato, profondo e concreto, per aiutarti a disegnare il tuo spazio nel nuovo mondo del lavoro.
Un percorso guidato per chi è stanco di accontentarsi, per chi non vuole più scegliere “tra sicurezza e felicità”, e soprattutto per chi vuole diventare protagonista consapevole delle proprie scelte professionali, senza finire vittima di mode, spinte impulsive o illusioni vendute online.
👉 Scopri il training di Azione IKIGAI e inizia ora a progettare una vita professionale che ti rappresenti davvero.
Perché lavorare con senso non è un privilegio per pochi, è una competenza che si può imparare. E tu puoi cominciare oggi.

1 commento su “Fare un lavoro che non piace: la verità scomoda che nessuno ti dice”
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