Il lavoro mi mette ansia (anche in smart working)

ansia dovuta al lavoro

“Il lavoro mi mette ansia… Da poco ho cambiato lavoro e, da quando faccio questo nuovo lavoro è aumentata in modo esponenziale… A volte mi sveglio alla mattina e il solo pensiero di dover andare al lavoro mi blocca, mi rende incapace di fare anche le cose più semplici..

Ho pensato anche di cambiare lavoro e di trovarne uno che forse mi stimola di più ma il brutto è che nella ditta dove sono ora sono assunto a tempo indeterminato e non è una cosa semplicissima trovare un altro contratto simile al giorno d’oggi da quello che si vede e si sente in giro…

Domani ritorno al lavoro dopo una settimana di malattia e sto già male adesso al solo pensiero di dover rientrare e sono sicuro al 100% che la prima cosa che mi diranno non sarà come sto ma mi faranno una lavata di testa perchè mi sono malato proprio nel momento di massimo lavoro… Cosa posso fare per alleviare almeno un pò l’ansia? Farla passare totalmente è impossibile vero?”

C’è chi soffre di ansia dovuta al lavoro per via di un lavoro noioso o inadeguato alle proprie capacità. C’è chi soffre di ansia dovuta al lavoro ma non si sente di cambiare per non rischiare di perdere la sicurezza economica:

Sono finita in pronto soccorso più di una volta con diversi disturbi gastrici e respiratori, e l’esito è sempre stato lo stesso: Ansia e stress.
Tutti mi dicono “licenziati”, “cerca altro” ma la verità è che, essendo sposata da poco, mi riesce difficile mollare un tempo indeterminato e rischiare di rimanere disoccupata. Sono sempre a cercare il fiato, anche di notte.

Il mio cervello non riposa mai. Anche quando esco da lavoro, non riesco a staccare perché il pensiero fisso è sempre questo “tanto domani sono di nuovo lì”. Ultimamente, nemmeno i miei hobby riescono a distrarmi. Cosa posso fare?? “

Altre volte la causa dell’insoddisfazione lavorativa sta nelle condizioni del contesto lavorativo:

Mi alzo al mattino con l’ansia di andare a lavoro e stare tutta la giornata lì. La pausa pranzo è di 1 ora e mezza e sono l’unica impiegata…mi viene l’angoscia al solo pensiero di NON sapere cosa fare, dove andare, a volte salto il pranzo, a volte corro a casa ma resto solo 30 minuti! Sono STRAMARCIA di qs vita lavorativa, gli orari sono questi e non si possono cambiare! Questo lavoro mi è sempre piaciuto ma ora mi pesa dopo 6 anni. Mi sento chiusa in galera.. Adoravo questo lavoro ma ora faccio fatica …
Perchè??? Non ho il coraggio di cambiare, lo ammetto, o forse è perché sto attraversando un brutto periodo da 9 mesi che mi pesa che lavorare???? “

C’è chi ha una natura particolarmente introversa e ansiosa e quindi affronta in modo ansioso ogni nuova sfida, compreso un nuovo lavoro:

Ho sempre avuto un problema nella mia vita, ed è forse uno dei motivi per cui sono “scappato” spesso e volentieri dai posti di lavoro che trovavo. Non riesco a gestire l’ansia con un lavoro nuovo.

Ne ho cambiati parecchi e si presenta sempre la stessa situazione: ho paura di sbagliare, ho paura di essere ripreso dai superiori, mi imbarazzo se sbaglio.

Ad esempio adesso ho iniziato da un paio di settimane un lavoro da impiegato in un ufficio, è una bella posizione, azienda in crescita, possibilità di viaggi all’estero ecc…

Ma il problema è che di “cose di ufficio” non so nulla, non avendo mai lavorato in questo campo.
Sto segnando tutto, tutte le cose che possono servire, prendo nota, scrivo appunti, faccio schemi, però mi viene l’ansia, perchè c’è sempre qualcosa di nuovo, ho paura.

C’è chi è vittima di mobbing o vive in condizioni di burnout:

“Da qualche periodo a questa parte soffro di stress lavorativo accompagnato da problemi di salute fisica (che si stanno aggravando) derivanti dal tipo di lavoro e associati ad uno stato ansioso che ormai è diventato insostenibile per me.

Faccio un lavoro stressante in un call center, dove c’è un ambiente pessimo, dove ho cattivi rapporti con i miei superiori ( per un precedente evento passato tendente al mobbing) e anche con alcuni colleghi.

Tempo fa sono stato scartato più volte per un altro impiego differente a favore di persone meno competenti di me, solo per il fatto che queste ultime erano amiche di qualcuno. Sono costretto a ritmi di lavoro letteralmente disumani con lavoro che arriva senza tregua per l’ intera durata del turno di lavoro. Sono sempre irritato, non ho tempo nemmeno di pensare a quello che faccio, sono sempre in continua e costante pressione sia da parte della clientela, sia da parte dei miei superiori.”

il lavoro mi mette ansia

Smartworking e ansia dovuta al lavoro: la ciliegina sulla torta

E poi c’è lui: l’effetto C19 con lo smartworking e i sensi di colpa che si trascina.

Già, perché dopo un primo periodo vissuto tra lo stordimento e qualche pensiero positivo tipo “beh dai, almeno non devo più fare tutta quella strada per andare al lavoro”, stando ad un Sondaggio di Linkedin sugli effetti dello smartworking, il 46% delle persone intervistate afferma di sentirsi più ansiosa e stressata per il proprio lavoro rispetto a prima. E di lavorare di più: un’ora in più al giorno per il 48% degli intervistati. Se si sommano, fanno almeno 20 ore in più al mese.

“Non avevo mai sofferto di disturbi del sonno. Adesso, invece, mi capita di addormentarmi a fatica o di svegliarmi alle cinque del mattino. Non riesco a staccarmi dal cellulare neanche in pausa o dopo la fine dell’orario di lavoro, che per inciso non esiste più”.

Vittoria, 30 anni, impiegata da tre in un’agenzia di consulenza, all’inizio era contenta di risparmiarsi i viaggi in metro, 40 minuti ogni giorno, per raggiungere l’ufficio. Ma presto si è ritrovata in una prigione. E come lei molti altri. Sono arrivati a capire i problemi che i freelance hanno ogni giorno. Non avere mai orari ben definiti, fare tutto alla stessa scrivania, magari con i bambini sulle ginocchia.

“Lavorare da casa con due figli di 12 e 14 anni non è facile”, racconta un’altra lavoratrice. “A volte è questione di spazi. Quando seguono lezioni scolastiche online hanno bisogno di un tablet o di un pc, un tavolo e di silenzio. E anche io. E non sempre è possibile perché l’appartamento non è grande. Lo stress del lavoro arriva dentro casa, non ci sono più filtri e condiziona i nostri rapporti. Alla fine, ci vediamo di più, ma passiamo meno tempo insieme”.

La ricerca mostra che il 22% dei lavoratori si è sentito spinto a rispondere più rapidamente e a essere disponibile online più a lungo del normale. Il 22% dei lavoratori ha cominciato a iniziare le giornate in anticipo, lavorando dalle 8 alle 20.30 e il 24% è ora solito concludere la giornata di lavoro anche dopo le otto ore previste dal contratto.

Lo smart working fa sentire in dovere di essere sempre disponibili. D’altronde, è difficile porre dei limiti al lavoro quando non si ha quel treno da prendere per tornare a casa, perché si è già a casa. E così succede che il 21% dei partecipanti alla ricerca di LinkedIn fatica a staccare la spina a fine giornata, e che il 36% ammette che queste nuove aspettative consolidate li hanno portati a “fingere” ogni tanto di essere occupati mentre lavorano da casa.

Accendo il computer alle 8 del mattino e lo spengo, se tutto va bene, alle 20. Spesso la pausa pranzo dura 15 minuti e ci sono giorni in cui mi manca il tempo per andare a fare la spesa. Inoltre un giorno ho chiesto un permesso per un pomeriggio, a causa di una visita medica, ma il mio cellulare non ha mai smesso di squillare. Erano i colleghi, era il capo, erano persone che continuavano a chiedere la mia disponibilità nonostante avessi dato preavviso della mia assenza. Mi sono quasi sentita in colpa per aver chiesto del tempo per la mia salute…”.

Lavoro che mette ansia: la Sindrome da Workaholism

Questo senso di colpa e altri sentimenti di ansia e stress per il proprio lavoro, insieme alla difficoltà di staccare la spina a fine giornata, possono essere segnali di rischio di sviluppo della Sindrome da Workaholism.

I sintomi più ricorrenti del Workaholism sono:

–eccessivo tempo dedicato in maniera volontaria e consapevole al lavoro, non dovuto a esigenze economiche o a richieste lavorative;
–pensieri ossessivi e preoccupazioni collegati al lavoro (scadenze, appuntamenti, timore di perdere il lavoro);
–poche ore dedicate al sonno notturno con conseguenti irritabilità, aumento di peso, disturbi psicofisici;
-impoverimento emotivo, sbalzi d’umore e facile irritabilità;
-sintomi di astinenza in assenza di lavoro (ansia e panico);
-abuso di sostanze stimolanti come la caffeina.

Cosa fare se il lavoro ti mette ansia

Secondo Laura Parolin, Vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi,

“il lavoro da casa e l’impossibilità di uscire ci ha obbligato a una ridefinizione repentina degli equilibri tra lavoro, famiglia e tempo libero. L’organizzazione del lavoro prima della pandemia consentiva di evadere e prendere le distanze dagli altri ambienti di vita, una possibilità che ora manca, costringendoci al confronto costante con l’isolamento o alle relazioni con i conviventi, spesso con la difficoltà di definire un soddisfacente work-life balance.

È comprensibile sentirsi smarriti e frastornati dalla novità, tuttavia è altrettanto cruciale sfruttare il ritrovato contatto con sé stessi per imparare ad ascoltarsi e ripensare emozioni, ansie, paure. Quando le persone vivono una grande incertezza, è normale che questa si trasformi in ansia o paura, soprattutto quando si teme di perdere il lavoro, come i rivelano i dati di LinkedIn.

Le aziende dovranno prevedere azioni di welfare aziendale specifiche (sportelli, voucher, convenzioni) per il sostegno psicologico ai dipendenti in modo da assicurare che il loro benessere sia tutelato, e i lavoratori non dovranno temere di far riferimento ai professionisti coinvolti”. 

E se la tua azienda non mette in pratica nessuna attività specifica? Se tutto resta solo nelle tue (tremanti) mani?

Anche in questo caso, come in molte altre situazioni che riguardano il mondo lavorativo, la cosa migliore da fare è rimboccarsi le maniche e cercare una soluzione autonomamente. Aspettare che le cose cambino dall’esterno è una scelta tanto pericolosa quanto azzardata.

Come fare quindi se il tuo lavoro ti mette ansia e tu non riesci a trovare un equilibrio degno di questo nome?

La prima cosa da fare è, come sempre, capire bene le cause. Se l’ansia dovuta al tuo lavoro dipende più o meno direttamente dalla situazione generata dal C19, accettare la situazione è un passo indispensabile. Non facile, ma necessario. Fortunatamente in rete ci sono tantissime risorse, molte gratuite, per imparare strumenti che permettono di gestire meglio l’ansia: dalla mindfullness, alla meditazione, passando per le tecniche di respirazione e le mille tecniche di auto aiuto ormai disponibili.

Analoga cosa è consigliabile se il tuo problema d’ansia è dovuto a tue caratteristiche personali, caratteriali che – magari proprio per le particolari circostanze che stiamo vivendo – si sono accentuate fino a diventare un vero e proprio problema.

Molti di noi sono convinti che “sono fatto così, non ci posso fare niente”. Ma la realtà è che ogni comportamento o caratteristica personale può essere migliorato. Si può imparare a gestire l’ansia, si può imparare a gestire meglio i propri pensieri e si può imparare a trovare un senso in ciò che si fa, anche quando un senso sembrerebbe non esistere. Certo, non è facile, ma si può fare. Un percorso di career coaching in queste circostanze può esserti di grande aiuto, così da avere al tuo fianco un professionista capace di farti uscire dalle “crisi di autogoverno” in cui ti trovi, capace di aiutarti ad identificare i tuoi punti di forza e consigliarti strumenti per lavorare sui punti di debolezza.

Se invece la situazione era già difficile prima del C19, se il tuo problema è un lavoro insoddisfacente che da tempo sogni di cambiare ma non sai come fare, allora è necessario che tu cominci a prendere il toro per le corna e cerchi di capire:

  • quale sarebbe per te un obiettivo professionale che ti darebbe la sensazione di avere un lavoro all’altezza delle tue esigenze e aspettative
  • quali competenze, abilità, conoscenze ti mancano per poterlo realizzare o materializzare

In definitiva si tratta di fare un piano d’azione che non necessariamente deve portarti subito a scrivere la lettera di licenziamento. Evita i passi azzardati che sono sempre un grosso rischio. Assicurati di chiarirti bene le idee e soprattutto di disporre di tutti gli strumenti necessari per una ricerca attiva degna di questo nome.

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Erica Zuanon

Erica Zuanon

Ex frustrato Ingegnere-ma-volevo-fare-altro, oggi realizzata Content Strategist, Career Coach & Innovation Trainer, guido Aziende e Lavoratori ad affrontare con successo e autorealizzazione le sfide del cambiamento lavorativo nel mondo 4.0 attraverso il metodo proprietario CREEA®. Autrice di Missione Lavoro e Un Lavoro che Vale, ho ideato il progetto Azione IKIGAI per sostenere chi è alla ricerca del proprio perché professionale ma non sa come fare. 

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