Essere felici del proprio lavoro sembra per molti una possibilità vera quanto la famiglia delle pubblicità della Barilla. Un sogno di perfezione irrealizzabile, soprattutto oggi che siamo così devastati dagli effetti di crisi, globalizzazione e mille criticità di ogni ordine e tipo. Il lavoro che è sempre più difficile da trovare ci riporta SOTTO la piramide dei bisogni di Maslow, non certo sopra.
Siamo convinti che è meglio tenersi stretti un lavoro che odi o un lavoro noioso a morte o un lavoro che ti stressa terribilmente piuttosto che cambiare lavoro, col pericolo di non trovare un nuovo lavoro e rischiare di fare la fame. E così rimaniamo insoddisfatti. Ma se hai avuto la tentazione di leggere questo articolo allora per te non tutto è perduto! In questo post parliamo di una delle scoperte scientifiche più rivoluzionarie dei nostri tempi e di come applicarla subito in modo semplice per poter essere più felici del proprio lavoro.
Sei felice del tuo lavoro?
Vorresti forse cambiare? L’inizio di un uovo anno è un momento che si presta sempre molto bene ai bilanci e anche, perché no, per rimettere mano alla tua vita lavorativa.
Si tratta di una valutazione importante, molto importante, quella che riguarda la tua vita lavorativa. Perché
il come ti senti al lavoro ha una grandissima influenza su di te al lavoro E a CASA.
Quando si è infelici sul lavoro la prima cosa che viene da pensare è di voler cambiare lavoro ma, considerate le difficoltà oggettive, non sempre è possibile. Non per niente, una delle cause principali di malattie lavorative sono quelle legate allo stress da lavoro.
Eppure diversi studi mettono in evidenza che la soddisfazione personale sul lavoro migliora le prestazioni e l’efficienza aziendale. Vale a dire, un lavoratore felice che si sente apprezzato per le sue competenze e per il suo impegno, è il vero capitale per un’azienda.
Quando sei felice al lavoro hai prestazioni lavorative migliori e più successo. Stai meglio di energia e salute e la tua vita privata può solo risentirne in modo positivo.
Qualcosa di tanto scontato non sembra avere un riscontro nella maggior parte delle realtà lavorative. Essere infelici sul lavoro, infatti, è una condizione molto diffusa.
Sono molte le aziende che mettono in secondo piano le qualità e le esigenze dei dipendenti per concentrarsi solo sui risultati e sul raggiungimento degli obiettivi, aziende “sucker” che continuano a basarsi su modelli tradizionali e rigidi che non lasciano spazio alla creatività e alla libera espressione personale.
La scienza di essere felici del proprio lavoro
Il 90% della tua felicità di lungo periodo non può essere predetta osservando il tuo mondo esterno, ma dipende dal modo in cui la tua mente percepisce il mondo”.
Shawn Achor è uno studioso americano, diventato famoso grazie ai suoi studi sul legame tra felicità e successo professionale. Nel suo libro “Prima la felicità” racconta, attraverso una serie di risultati sperimentali che prima del successo e della felicità c’è la nostra percezione del mondo.
Detta in altre parole, prima di poter essere felici e di ottenere il successo al lavoro abbiamo bisogno di creare una realtà positiva che ci permetta di vedere felicità e successo come opportunità possibili.
Utilizzando i dati emersi da diversi studi condotti in USA Achor sostiene che il quoziente intellettivo e le capacità tecniche sono in grado di influenzare il raggiungimento del successo lavorativo solo per un 25% ca. Il fattore, invece, che ha la maggiore influenza positiva è quello che lui chiama il “positive genius” cioè la capacità di attivare tutte le risorse cognitive, intellettive ed emotive per creare una realtà in cui il successo sia una possibilità.
La felicità, pertanto, non è essere ciechi rispetto alle negatività dell’ambiente esterno, bensì credere che abbiamo il potere di fare qualcosa per cambiare la situazione in meglio.
Eppure la maggior parte di noi, insoddisfatta della propria situazione, pensa che la cosa più ovvia sia continuare a guardare alla propria situazione lavorativa in termini di cosa è andato storto. Il che è un grave errore strategico. Pensare solo alle cose che avresti dovuto fare e non hai fatto. Agli obiettivi che avresti dovuto raggiungere. Ai risultati che non sono arrivati. Certo, sono una parte dell’equazione, ma non sono l’unica.
La scienza ha infatti dimostrato che otteniamo molta più felicità nella nostra vita e nel nostro lavoro se apprezziamo le cose buone che abbiamo e facciamo.
Pensare in termini di gratitudine per molti di noi è piacevole quanto andare a messa da bambini… La gratitudine ancora per molti ha un contorno di “buonismo” che tende ad irritare.
La sensazione è che non si possa pensare di risolvere i problemi VERI della vita e del lavoro con una merce così impalpabile, sfuggente e non monetizzabile come la gratitudine.
Del resto come darti torto? La predilezione per la negatività, intesa come maggiore attenzione alle cose negative e pericolose piuttosto che a quelle positive, è il risultato di un cablaggio del nostro cervello indispensabile ai tempi delle caverne.
Era molto più utile saperci attivare al vago fruscio che indicava la possibilità di diventare il pranzo di una tigre coi denti a sciabola, piuttosto che per l’entusiasmo felice di aver trovato un nuovo cespuglio di bacche da mangiare.
Perciò noi umani abbiamo un’innata tendenza a guardare a quello che va storto. E a questa innata tendenza si sono poi aggiunti tutti gli anni di scuola in cui tutta l’attenzione è rivolta al “TROVA L’ERRORE”, non certo all’apprezzare le cose buone che hai fatto.
La difficile scienza di lavorare per essere felici al lavoro
Quale che sia il motivo fatto sta che insomma, mediamente noi umani oggi abbiamo una capacità quasi nulla di fare leva su una delle emozioni trasformative più potenti che la scienza ha dimostrato avremmo a disposizione: la gratitudine, la capacità di apprezzare ciò che di buono abbiamo fatto.
E così i nostri pensieri, anche in ambito lavorativo, vanno automaticamente al cosa è andato storto, ai problemi che abbiamo avuto, alle paure e alle preoccupazioni. Mentre ci dimentichiamo di ricordare e apprezzare i risultati (anche piccoli) che abbiamo ottenuto.
Ecco quindi che con questo post voglio suggerirti
un piccolo stratagemma per invertire la rotta:
10 facili domandi da farti per pensare, in positivo, al tuo anno appena passato, nonostante tutto. E da lì ripartire per ripensare ad un nuovo anno più soddisfacente, realizzante e di successo. (Promemoria anche per me stessa, non serve siano cose grandiose: siamo qui per celebrare i tuoi successi, anche i più piccoli, senza giudicare!).
- Di che cosa sei stato veramente orgoglioso lavorativamente parlando?
- Per chi hai fatto la differenza sul lavoro?
- Quali nuove competenze hai imparato professionalmente?
- Come sei cresciuto personalmente attraverso il tuo lavoro?
- Chi ti ha aiutato lavorativamente lo scorso anno?
- Chi hai ammirato professionalmente?
- Quali 5 cose della tua vita lavorativa dello scorso anno vorresti DI PIU’ nel prossimo anno?
- Quali 5 cose della tua vita lavorativa dello scorso anno vorresti DI MENO nel prossimo anno?
- Cosa farai nello specifico per essere più felice nel tuo lavoro nel prossimo anno?
Ricorda: non è vero quello che la maggior parte di noi ancora crede, che devi lavorare duro per avere successo e che poi quel successo ti renderà felice. La verità è l’opposto: essere felice ti rende più efficace e di successo nel tuo lavoro.
E’ anche vero che la ricerca della felicità nel lavoro così come nella vita è un percorso che richiede il tuo impegno e attenzione ogni giorno. E perdersi per strada è un attimo. Per questo motivo, insieme a due Career Coach colleghe straordinarie, abbiamo ideato AzioneIKIGAI, il percorso all in One che ti permette di avere allo stesso tempo: consulenza di carriera, strumenti all’avanguardia per la ricerca efficace di lavoro, esercizi quotidiani per trovare le risposte che cerchi riguardo al tuo futuro, dei coach esperti a cui chiedere consiglio e molto molto altro ancora.