Esaurimento emotivo: e se fosse colpa del tuo lavoro?

esaurimento emotivo lavoro

L’esaurimento emotivo è una condizione in cui senti di non avere sufficienti capacità per affrontare psicologicamente la tua routine quotidiana: hai accumulato un tale livello di stanchezza da ritrovarti spossato, svogliato, incapace di affrontare gli impegni di ogni giorno.

Certo, capita a tutti di vivere situazioni stressanti, problemi ma a volte il carico delle pretese personali e professionali che il mondo ci fa, più tutte quelle che noi stessi ci imponiamo!, diventa insopportabile.

Se la situazione si prolunga nel tempo può succedere di arrivare a fine corsa e ritrovarsi emotivamente esauriti

Questo succede perché per troppo tempo ci chiediamo più di quello che possiamo dare o perché non ci diamo il tempo di riprenderci fra una sfida e l’altra. Diversi problemi o sfide tutti contemporaneamente insieme e di continuo, ci esauriscono emotivamente perché non abbiamo il tempo di recuperare le energie e soprattutto non abbiamo la sensazione di vivere una vita con un senso.

Molto spesso chi finisce nel tunnel dell’esaurimento emotivo infatti, non solo si autoimpone o vive una condizione di sovraccarico di stress, ma non sente più una connessione con quello che fa, non ha la sensazione di vivere una vita che vale, ma solo di correre nella famosa, dannata ruota del criceto.

esaurimento emotivo lavoro donne

Esaurimento emotivo da lavoro

Se è vero come è vero che ci possono essere tantissime fonti di pressione che portano all’esaurimento emotivo, stando alle statistiche una delle cause al primo posto è il lavoro.

Secondo i ricercatori Tijdink, Vergouwen & Smulders tra le cause scatenanti più comuni rientrano:

  • lavori altamente stressanti
  • una carriera universitaria intensa
  • esercitare un lavoro che non piace
  • diventare genitori
  • problemi finanziari o povertà
  • essere il caregiver di una persona bisognosa
  • procedure di divorzio lunghe ed estenuanti
  • convivere con una malattia cronica

Una condizione di stress da lavoro prolungata può portare a burnout e ad esaurimento emotivo.

In questo mondo competitivo, frenetico e super esigente sentiamo quasi il dovere di mostrarci forti, instancabili e pronti ad appagare le esigenze altrui, per paura di venire sbalzati dalla nostra sedia e perdere quello che abbiamo conquistato a fartica. Presi dalla macina degli impegni e delle richieste dimentichiamo di avere dei bisogni, mettiamo da parte noi stessi, ci facciamo carico di responsabilità, conflitti e preoccupazioni senza poi ricevere attenzioni, riconoscimenti e affetto sufficienti. Di conseguenza, ci stressiamo.

Un lungo periodo di stress può portare ad un esaurimento emotivo: ci si sente, cioè, emotivamente logorati ed esausti. Qualcuno può percepire di non avere alcun potere o controllo su ciò che succede nella propria vita, qualcun altro si potrebbe sentire intrappolato o bloccato in una determinata situazione (Legg, 2018).

I sintomi dell’esaurimento emotivo

A lungo andare, questa situazione di stress cronico può portare a danni permanenti per la salute. Provare ansia e sentirsi sotto stress per alcuni giorni consecutivi è normale, il problema comincia nel momento in cui lo stress diventa cronico, con conseguenze negative sul tuo benessere e la tua felicità.

L’ esaurimento emotivo che fa da anticamera al vero e proprio burnout da lavoro ha sintomi sia emotivi che fisici tra cui: mancanza di motivazione, problemi di sonno, irritabilità, affaticamento fisico, sentirsi senza speranza, distraibilità, apatia, mal di testa, cambiamenti nell’appetito, nervosismo, difficoltà di concentrazione, rabbia irrazionale, aumento di criticismo o pessimismo, senso di timore e depressione (Michel, 2016).

Nell’ambito lavorativo, gli impiegati che sono sovraccarichi di lavoro ed emotivamente esausti, potrebbero iniziare a notare cambiamenti nella prestazione lavorativa come, per esempio, un peggioramento della performance, l’incapacità a rispettare le scadenze, assenteismo e, infine, una minore dedizione verso l’organizzazione/azienda (Shanafelt & Noseworthy, 2017).

Come ridurre l’esaurimento emotivo al lavoro

Secondo una ricerca apparsa nel Journal of Applied Psychology a cura di J.L. Huang, D.S. Chiaburu, X.-a. Zhang, N. Li., A.A. Grandey, l’esaurimento emotivo al lavoro viene favorito dalla capacità umana di nasconedere le proprie emozioni e agire in modo contrario a quello che la nostra “pancia” ci direbbe.

Mantenere una facciata diversa da quello che proviamo dentro può essere emotivamente sfiancante, specialmente se sei in un ambiente a contatto con diverse persone, colleghi o clienti che siano.

L’aspetto interessante della ricerca è aver dimostrato che chi riesce a prendere controllo consapevolmente di questa distanza fra quello che sente e quello che vorrebbe, trovando modi consapevoli di agire per risolvere il conflitto, sta subito meglio.

Scoperta questa che non fa che confermare gli studi del Dottor Seligmann di cui parlo spesso: l’impotenza è una delle cause principali di depressione. Quando senti di essere bloccato in una situazione senza via d’uscita la reazione è sentirti impotente. E questo senso di non poterci fare niente porta all’esaurimento emotivo fino alla depressione.

Come fare quindi per ridurre l’esaurimento emotivo al lavoro? Oltre a quello di cui ho parlato nell’articolo Come trovare la propria passione e realizzarsi nel lavoro ci sono altre azioni che puoi fare, a seconda che tu sia in una condizione di tanto o poco potere nel posto di lavoro in cui sei.

1. Se hai una posizione in azienda che ti permette di fare o proporre cambiamenti, prendi il toro per le corna e cerca di capire in che modo potresti rivitalizzare la tua situazione professionale e quella dei tuoi colleghi. Un metodo ancora poco conosciuto in questo senso è chiedere una consulenza di Lean Transformation. Sarà la stessa matrice operativa di questo percorso a permetterti di ripensare al tuo lavoro o alla tua divisione aziendale in un modo tale che ti sentirai molto più coinvolto e rivitalizzato, oltre ad ottenere migliori risultati operativi.

2. Se non hai una posizione che ti permette di fare o proporre cambiamenti, allora puoi (e devi!) operare su di te. Il principio è lo stesso: devi smettere di sentirti impotente o bloccato o vittima di cose che non vuoi. In alcuni casi può bastare una consulenza per riorganizzare le tue priorità e impostare un sistema di gestione veramente efficace (quello che hai evidentemente non lo è). In altri casi si può arrivare a capire che il fine corsa è dovuto al fatto che è giunto il momento di cambiare lavoro e in questo caso bisogna quindi creare un nuovo percorso e un piano d’azione che ti permetta di capire che lavoro fare senza cadere dalla padella alla brace.

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Erica Zuanon

Erica Zuanon

Ex frustrato Ingegnere-ma-volevo-fare-altro, oggi realizzata Content Strategist, Career Coach & Innovation Trainer, guido Aziende e Lavoratori ad affrontare con successo e autorealizzazione le sfide del cambiamento lavorativo nel mondo 4.0 attraverso il metodo proprietario CREEA®. Autrice di Missione Lavoro e Un Lavoro che Vale, ho ideato il progetto Azione IKIGAI per sostenere chi è alla ricerca del proprio perché professionale ma non sa come fare. 

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