Come capire le proprie attitudini professionali

come capire le proprie attitudini professionali

Come capire le proprie attitudini professionali quando hai le idee confuse e non riesci proprio a capire che lavoro fare di diverso o ulteriore rispetto a ciò che stai facendo. Ne parliamo in questo post.

Ci sono quelli che fin da piccoli hanno le idee chiare su cosa fare da grandi, coltivano nel tempo i propri interessi e sanno perfettamente in quale settore eccellono.

E poi ci sono tutti gli altri (che sono sempre più numerosi): quelli che si ritrovano a fare una scuola piuttosto che un’altra quasi per caso. E altrettanto quasi per caso si ritrovano a fare un lavoro che però, presto o tardi, scoprono non ha assolutamente niente a che fare con loro, con i loro sogni, le loro esigenze, il loro bisogno di autorealizzazione.

A quel punto il tilt è dietro l’angolo: odio il mio lavoro (perché è un lavoro noioso a morte o perché ormai sono distrutto dallo stress da lavoro) ma non solo non so che lavoro fare d’altro, proprio non so nemmeno ben capire quali sono le mie attitudini professionali.

“So fare tante cose, nella mia vita ho fatto un sacco di attività, ero sempre quello che trova una soluzione anche ai problemi che non gli competevano e quindi ho fatto un po’ di tutto ma mai niente in modo così brillante da poter fare solo quello”.

Se anche tu sei in questa situazione, rilassati.

Il vero problema che impedisce di capire le proprie attitudini professionali

A differenza di quanto potresti credere, il vero problema che ti impedisce di avere chiarezza sulle tue attitudini professionali è una falsa convinzione limitante che abbiamo purtroppo ereditato dalla società e dal sistema educativo in cui siamo cresciuti.

Il nostro sistema scolastico è stato concepito per l’economia industriale e deriva dal Taylorismo, che di base consiste nella scienza dell’efficienza gestionale. Le persone sono state formate per l’economia dalla Rivoluzione industriale in avanti, dove l’esigenza era quella di avere uomini altamente controllabili, specializzati in un solo compito molto verticale così da poterli sostituire agevolmente.

Da lì ecco nascere i “silos” formativi verticali a cui tutt’ora siamo abituati: l’ingegnere, l’avvocato, il geometra, l’architetto e via dicendo.

Tutt’al più all’interno di una professione si possono poi distinguere alcuni rami (ingegneria edile, elettronica, gestionale…) ma di fatto le conoscenze sono sempre previste in modo verticale.

L’assunto comune è che, se non rientri spontaneamente in uno di questi silos verticali è perché in qualche modo sei sbagliato: hai un problema che non ti ha permesso ancora di capire quali sono le tue vere attitudini professionali.

E se invece la faccenda stesse in modo completamente diverso? Se le tue vere attitudini professionali fossero un mix di tutte le tue tante competenze ed esperienze? E se proprio questo mix fosse la chiave che ti permette di avere accesso ad un lavoro veramente soddisfacente, capace di farti sentire appagato e realizzato?

Leggi anche Che lavoro fare, il mito dell’unica vera vocazione

Capire le proprie attitudini professionali: il bilancio di competenze

Ok, ora che ti ho instillato questo tarlo liberatorio, vediamo cosa si fa normalmente quando proprio uno non ha idea di quali siano le proprie propensioni e ha bisogno di capire le proprie attitudini professionali.

Il bilancio delle competenze è uno degli strumenti più tradizionali usato per l’orientamento al lavoro cioè quella fase del processo di ricerca lavoro che sta normalmente all’inizio e il cui scopo è aiutarti a definire il tuo obiettivo di carriera.

Per un giovane si tratta di uno strumento che può essere utile per aiutare a fare chiarezza prima di entrare nel mondo del lavoro – a patto che poi tu non resti agganciato per tutta la vita a questa che è solo una foto temporanea di ciò che sei e che potresti fare.

Per un adulto con un’esperienza professionale alle spalle, il bilancio delle competenze parte dall’analisi dei lavori, ruoli e mansioni che hai svolto nella tua vita, nonché degli studi che hai fatto e delle conoscenze che hai maturato.

Ma se hai una buona capacità di autoindagine, se conosci già bene i tuoi punti di forza e di debolezza e in questo momento sei solo in difficoltà perché ti sembra di non riuscire a trovare lavoro o non trovare il lavoro che vorresti, molto probabilmente hai più bisogno di approfondire gli strumenti di ricerca attiva ed efficace del lavoro.

Per la mia esperienza la maggior parte delle persone in difficoltà con il proprio lavoro lo sono perché non riescono a comunicare il loro valore. E spesso non si riesce a comunicare il proprio valore perché lo si sottovaluta ampiamente.

E lo si sottovaluta perché siamo convinti che “non so fare niente davvero bene, so fare un pò di tutto”.

Ecco, se questa è la tua situazione ti invito come prima cosa a rivalutare quello che sai fare e dargli il giusto valore. Nel suo libro, RangeHow Generalists Triumph in a Specialised World, l’autore David Epstein sostiene che la flessibilità, al contrario della specializzazione, rappresenti la chiave per il successo. I generalisti si adattano più facilmente e hanno maggiori probabilità di individuare connessioni inesplorate. In un mondo estremamente complesso e in rapido mutamento, si tratta di vantaggi fondamentali.

Oggi viviamo in un’epoca di economia della conoscenza, in cui il lavoro del prossimo anno potrebbe non essere simile a quello dell’anno precedente. Molte persone si accontentano di una serie di competenze specialistiche, e sono incapaci di adattarsi. Tutto ciò ha causato gravi agitazioni sociali in molti paesi che sono rapidamente passati da un’economia industrializzata a una della conoscenza, troppo rapidamente perché i lavoratori potessero adeguarsi.

I lavoratori dovranno reinventarsi più spesso, più volte nel corso della loro carriera, in un modo mai sperimentato in passato. A meno che non vogliamo accontentarci della situazione attuale, vale a dire di tantissime persone che perdono lavori di produzione e non sono in grado di trovare un’altra occupazione; dobbiamo creare sistemi che consentano alle persone di reinventarsi.

David Epstein, Generalisti

Azione IKIGAI
Ingegneria di carriera

Attitudini professionali: il falso mito del talento

Ancora moltissime persone sono convinte di dover vivere una vita ordinaria perché non hanno nessun talento particolare.

Molto più probabilmente HANNO dei talenti MA li hanno persi per strada, dimenticati in qualche cassetto insieme ai sogni.

Come spiega bene Suzuki, l’inventore del cosiddetto “Metodo Suzuki” per insegnare ai bambini a suonare il violino con la stessa facilità con cui imparano a parlare, ognuno di noi può avere una predisposizione naturale più o meno spiccata verso qualcosa in particolare. Ma poi, a fare la differenza, è il COME noi alleniamo quella predisposizione.

La realtà è che il talento è ampiamente sopravvalutato.

Nel 1992 un gruppo di ricercatori inglesi fece un vasto esperimento per individuare i segni del talento musicale, ma non riuscì a trovarlo. Dopo aver esaminato 257 allievi delle scuole musicali e divisi in gruppi a seconda dell’abilità, i ricercatori si accorsero che i segni rivelatori del genio musicale precoce semplicemente non c’erano. Quale elemento, allora, differenziava i più bravi dai meno bravi?

Lo studio fornì una sola risposta a questa domanda: quanto si esercitavano.

Non esisteva nessun “percorso rapido” per ottenere grandi risultati. (cit. S. Corona)

IL VERO PROBLEMA è che diventando “grandi” abbiamo ormai perso anni preziosi di allenamento, persi nella ruota del criceto, stritolati dalle cose, svuotati dalla mancanza di senso a cui la società ci addestra e abitua.

Per questo le persone, troppo spesso, rinunciano ai loro sogni, li tengono nel famoso cassetto impolverato e si accontentano di portare a casa il necessario per pagare le bollette, magari con il sogno di vincere all’enalotto e finalmente poter mollare quell’orrore di lavoro che devono fare tutti i giorni.

Queste, purtroppo, sono anche le persone che più rischiano di cadere nella trappola dei venditori di promesse in stile “diventa ricco dalla sera alla mattina con il mio super segreto XYZ”.

La realtà dei fatti è che NON ESISTE nessun metodo segreto o scorciatoia che ti possa rendere ricco dalla sera alla mattina o darti la vita che sogneresti.

Però esiste un percorso SERIO, ONESTO, SICURO, che non ti comporta di mettere a rischio i tuoi risparmi o la tua attuale situazione professionale, con cui chiunque può puntare a conquistare una nuova condizione lavorativa più soddisfacente, remunerativa e realizzante.

Il problema è che non si fa dalla sera alla mattina. Serve impegno, tempo e dedizione. Serve avere un desiderio bruciante di smettere di soffrire e la convinzione assoluta di VOLERE (e meritare) UN LAVORO (e una vita) MIGLIORE.

Più che capire le proprie attitudini professionali meglio accettare la propria vera natura

Analizzando la vita e la carriera di atleti, musicisti, imprenditori e scienziati affermati, David Epstein prova che una specializzazione non precoce, preceduta da una serie consistente di tentativi ed errori, è in genere alla base della realizzazione.

Roger Federer scoprì il tennis dopo aver sperimentato tutti gli altri sport che gli fossero capitati.

Django Reinhardt sviluppò il suo ineguagliato stile chitarristico dopo aver perso l’uso di due dita.

E Vincent Van Gogh si scoprì capace di dipingere nello stile che avrebbe rivoluzionato per sempre l’arte solo negli ultimi due anni di vita, dopo aver tentato di intraprendere i mestieri più disparati ed essere stato giudicato mediocre da maestri e supervisori.

Se una iperspecializzazione perseguita sin dai primi anni è di norma considerata un vantaggio competitivo, le storie di questo libro raccontano invece come perfezionarsi in un solo campo possa a volte risultare un limite, come i momenti di crisi e di improvvisazione possano essere i più utili e che, se dedicare parte del tempo ad attività e compiti non immediatamente monetizzabili è “inefficiente”, allora l’inefficienza è un obiettivo da perseguire con tenacia.

Tutti si specializzano in qualcosa prima o poi ma, come dimostra David Epstein, per conseguire qualunque risultato nessun metodo è più efficace che trasformare la propria vita in un continuo esperimento.

Smettiamo quindi di pensare a noi stessi come persone confuse e facciamo piuttosto amicizia con la nostra vera natura: siamo degli ECLETTICI, una figura di compromesso tra generalità e specializzazione che associa a un’expertise approfondita in un’area una gamma vasta di interessi.

Il problema da risolvere diventa allora, più che come capire le proprie attitudini professionali, come faccio a valorizzare e comunicare adeguatamente al mondo il mio eclettismo e tutti i benefici che ne derivano?

Per fare questo ci va un piano d’azione ben strutturato.

Per questo motivo ho creato, insieme a due colleghe straordinarie – Francesca Scelsi, Career Coach e Alessandra Dell’Aglio, Job Profile Developer – il primo gruppo di career coaching dedicato a chi è alla ricerca di risposte e chiarezza per il proprio futuro professionale.

Un percorso ALL in ONE che ti permette di avere allo stesso tempo: consulenza di carriera, strumenti all’avanguardia per la ricerca efficace di lavoro, esercizi quotidiani per trovare le risposte che cerchi riguardo al tuo futuro, dei coach esperti a cui chiedere consiglio e molto molto altro ancora.

Training Elite

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Erica Zuanon

Erica Zuanon

Ex frustrato Ingegnere-ma-volevo-fare-altro, oggi realizzata Content Strategist, Career Coach & Innovation Trainer, guido Aziende e Lavoratori ad affrontare con successo e autorealizzazione le sfide del cambiamento lavorativo nel mondo 4.0 attraverso il metodo proprietario CREEA®. Autrice di Missione Lavoro e Un Lavoro che Vale, ho ideato il progetto Azione IKIGAI per sostenere chi è alla ricerca del proprio perché professionale ma non sa come fare. 

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